La mediocre politica alla base del Sistema Torino

mcarmagnola 18 gennaio 2016 0

 

Con l’endorsement di Ghigo e Vietti emerge finalmente quello che tutti sapevano, ma pochi avevano il coraggio di dire: l’egemonia ventennale su Torino da parte della Sinistra è stata favorita dai servi sciocchi e compiacenti della Destra, che, in virtù di interessi personali (essenzialmente un pugno di nomine per amici ed amiche) si sono allineati ad un progetto di città volto al declino e supportato dalla manipolazione della comunicazione.

Torino ha perso l’industria tradizionale, che non ha saputo trasformare in manifattura innovativa, e, con l’illusione olimpica, ha pensato di diventare una città turistica.

Questo tentativo non riuscito, semplicemente perché impossibile, viene accreditato da chi ha interesse a coprire le difficoltà della città (l’Amministrazione Comunale), il cattivo utilizzo delle proprie risorse (le Fondazioni bancarie), la fuga da Torino (la Fiat) ed utilizza i mezzi di comunicazione (Rai 3 Regione e La Stampa), fortemente compiacenti verso la Sinistra, per dire, semplicemente, cose non rispondenti alla verità.

Un esempio: nelle vacanze natalizie vi è stata una forte presenza di turisti al Museo Egizio.

Questo rappresenta un dato talmente irrilevante nell’insieme del dramma economico di Torino che far passare una notizia del genere come motivo di grande soddisfazione equivale al gusto che l’ultima squadra in classifica può avere nel battere la prima all’ultima di campionato: una prestazione che non modifica per nulla l’esito di una stagione fallimentare.

L’incipit di questa decadenza ha due protagonisti: Chiamparino e Ghigo, due esponenti che non hanno nel DNA la stoffa dei politici di razza.

Chiamparino è stato un sindacalista di punta della CGIL, una delle principali organizzazioni responsabili dell’eutanasia produttiva del Paese se è vero, come è vero, che un certo sindacato con le sue rigidità ed il suo rivendicazionismo sterile ha ben contribuito alla delocalizzazione ed alla chiusura per sempre di moltissimi cancelli. È stato anche un comunista impenitente, se è diventato il primo segretario del PDS torinese cioè di quel partito che, a fronte del fallimento del socialismo reale, ha pensato bene di rimpicciolire la falce e martello, metterci una bella quercia e cambiar nome. Tutto lì, mica altro. Il resto lo ha fatto la scomparsa improvvisa di Carpanini, molto più vicino ai problemi della città, cui Chiamparino è  subentrato come candidato a Sindaco.

Ghigo, diplomato in agraria, è stato un dirigente di Publitalia, lontano mille miglia dalla politica. Del resto, come tutti gli esponenti del primo berlusconismo faceva proprio dell’estraneità alla politica una ragione di vanto. Insomma, è come se un idraulico si fosse presentato a casa vostra per riparare un tubo vantandosi di non saperne un accidente. Voi lo avreste cacciato. I piemontesi lo votarono come loro governatore grazie allo sponsor su cui poteva contare. Era verosimile pensare che, crisi mondiale o no, le cose non sarebbero andate meglio rispetto a quando alla guida della Regione c’era Brizio, uno che si era laureato in economia a tempi (e voti) da record.

Questi sono gli albori della seconda repubblica a Torino.

Naturalmente, la Sinistra, più attrezzata e radicata nella città ex-fordista, che non aveva più operai ma contava ancora su moltissimi pensionati-ex-operai, continuò a vincere a Torino.

Chiamparino fece il bis, con la Destra che non seppe far di meglio che contrapporgli Rocco Buttiglione da Gallipoli.

Fu poi la volta di Fassino contro cui la Destra presentò un amico di Ghigo, tal Michele Coppola che, persa la partita, buttò via la palla. Peccato che di palloni di riserva ve ne fossero tanti e che del suo gesto stizzito e dispettoso non si sia accorto nessuno, neanche il suo partito, visto che era l’NCD.

Anche in questo caso il suo curriculum professionale non era quello di Grosso, Guglielminetti o Porcellana: faceva il pr per eventi.

In sintesi che cosa è accaduto?

La Sinistra con un baldo sindacalista-funzionario di partito ha svenduto la città, forse senza rendersene conto pienamente.

E’ come se in cambio di qualche aumento di indennità mensa avesse concesso al padrone migliaia di licenziamenti, che, bontà sua, col suo giornale, lo ha fatto pure diventare una superstar (pensate, era il protagonista di quello che avrebbe dovuto diventare il partito dei sindaci e prese pure qualche voto nella corsa al Quirinale!).

La Destra, in linea con le migliori abitudini di Berlusconi, ha messo in campo una classe dirigente da far spavento, che ha avuto come interesse il solo tornaconto personale, contrattato con la Sinistra al più basso livello immaginabile (insomma, una sorta di alfo-verdinismo di periferia).

La sua pochezza è riuscita pure a generare una sorta di partito dei contadini, i Moderati: una fuoruscita dalla Destra, divenuta ancillare alla Sinistra, capace di suscitare comunque qualche simpatia da quanti non si riconoscevano nei post-comunisti e nei catto-comunisti, impalpabile sui temi veri della città, ma soddisfacente per chi andava a ricoprire una manciata di seggi.

Oggi il quadro sta mutando.

Questo bipolarismo della mediocrità e della pochezza è alle corde.

Certo, non c’è limite al peggio e, all’orizzonte, si profilano nuovi protagonisti, come il Movimento5Stelle, che assommano pressapochismo, cinismo ed assenza di progettualità in misura eguale o maggiore rispetto ai loro predecessori.

C’è spazio per un po’ di orgoglio civico.

Ed anche i cattolici, a Torino appiattiti sulla Sinistra, potrebbero ritrovare un ruolo.

Certo, sulle orme dei santi sociali e non di don Abbondio.

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