Meno tasse, più lavoro

mcarmagnola 28 gennaio 2013 0


Perché no?

Perché non dare un contributo, da antipatizzante, al recupero elettorale che il PDL sta tentando nei confronti della sinistra?

Un recupero che ha dell’incredibile.

Incredibile come il fatto che il centro-destra abbia potuto dilapidare il grande consenso che il popolo italiano gli aveva accordato.

Incredibile come il fatto che il centro tecnocratico ed artefatto di Mario Monti abbia sperso un patrimonio di credibilità e simpatia.

Incredibile come il fatto che la sinistra abbia una concreta possibilità di vincere malgrado la sua endemica e deficitaria cultura di governo.

Così ci troviamo ad un passo dal  baratro di un parlamento rosso-viola, con la sommatoria Pd-Sel-grillini a farla da padrone.

I partiti italiani che fanno riferimento al Partito Popolare Europeo come possono recuperare un poco di credibilità necessaria ad evitare un pesante rovescio elettorale?

Sul nesso più stretto e banale che vi sia: diminuire le tasse per dare più lavoro.

Al di là dei provvedimenti spot e del contorsionismo che caratterizza l’azione di governo su questa materia, spesso propenso a concedere qualcosa sul fronte fiscale in cambio di una complicazione delle procedure e ad un acuirsi delle sanzioni, il centro-destra liberale deve riformulare un patto coi cittadini.

E soprattutto con le categorie che lo hanno sempre sostenuto e costituiscono la spina dorsale dell’economia italiana: piccoli imprenditori, artigiani, commercianti.

Una diminuzione della pressione delle tasse si traduce immediatamente in un aumento dei consumi, non asettici da un punto di vista fiscale, ma gravati da un’imposizione indiretta, peraltro di difficile elusione.

Questo incremento dei consumi agevola lo sviluppo dell’economia e favorisce, per entrambi i punti considerati, un incremento delle assunzioni da parte di quella miriade di minuta imprenditoria tipicamente italiana.

Se, poi, in conti delle entrate vanno riequilibrati, benissimo: si agisca sulla diminuzione delle uscite.

In questo modo si avrà un paese più tonico ed ottimista, dove la vessazione la fa un po’ meno da padrone.

Si creerà buona e duratura occupazione, perché fondata non sulle agevolazioni di una stagione, ma su un abbassamento costante e durevole delle imposte, capace di aumentare anche il tasso di profitto delle imprese.

Già, i profitti.

Un male assoluto per la sinistra, una necessità per chi si butta con coraggio (e difficoltà) nel mondo  della libera competizione.

Se non ce n’è per gli imprenditori, non dimentichiamolo, non ce n’è per nessuno.

 

 


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