Verbania, agorà ed identità

mcarmagnola 20 aprile 2012 0

Incontro presso Il Chiostro di Verbania, sede del Circolo Agorà, con i soci dell’altro sodalizio MCL della provincia, quello intitolato ai Martiri Viggionesi.

Veramente piacevole constatare come, su impulso di un energico ed intelligente sacerdote come don Eraldo Agostini, si possa parlare di questione sociale in amicizia e convivialità, ma, soprattutto, la si possa praticare nei comportamenti.

Il circolo dei Martiri Viggionesi è lì, ad un passo da un confine tra Italia ed un paese extra-comunitario, dove pratica un difficile lavoro di aggregazione sociale.

Certo, si tratta della Svizzera, opulenta, ordinata, ricca, catalizzatrice. Insomma, nulla a che vedere con quello che richiama abitualmente l’esclusione dall’Unione Europea.

Tuttavia, siamo pur sempre ai confini del Bel Paese.

Eppure, attenzione e sensibilità attorno al tema della dottrina sociale della Chiesa appaiono uguali a quelle che possiamo registrare nel Mezzogiorno, in Sardegna o in Friuli.

Dunque, vi è un comune sentire, che rappresenta l’identità del nostro popolo, capace di ritrovarsi attorno ai valori forti della solidarietà e della sussidiarietà, della libertà e della salvaguardia del creato, cui recentemente si è aggiunta la riflessione forte e profonda sulla gratuità.

Soprattutto nel corso degli ultimi anni si è tentato, con assurda pervicacia, di scalfire in profondità l’anima del nostro popolo e, alla luce di taluni comportamenti inquietanti e diffusi, l’opera si può dire parzialmente riuscita.

Tuttavia, resta ancora una forte consapevolezza che, certo, l’Italia è una d’arme, di lingua e d’altare, di memoria, di sangue e di cor, ma solo nel recupero pieno del suo patrimonio spirituale essa può trovare la forza per superare le difficili sfide del momento.

Lo spread ha la sua valenza ed è un indicatore significativo, come pure lo sono un punto in più o in meno di pressione fiscale (soprattutto per chi è già spremuto come un limone).

Ma deve esser chiaro che dalla crisi economica e sociale si esce attraverso un sussulto capace di smuovere un’intera società.

Partendo dall’etica pubblica e dalla propensione ad una visione provvidenziale della vita, individuale e collettiva.

Aveva ragione Ruggiero Romano, nel lontano 1993, ad affermare che l’Italia, prigioniera per secoli di un’arazzeria trasformatasi in una tecnica retorica nelle mani del potere dispotico, sconta tuttora questo pesante retaggio.

E’ quindi chiaro che, su questo terreno, i nervi sono scoperti.

E le interpretazioni della storia appaiono spesso faziose ed affrettate.

Come quelle che negano il ruolo progressivo dei valori religiosi come se fossero stati causa e non mitigatori della decadenza pluri-secolare della penisola.

Sminuendo, infine, la proposta sociale e civile seguita alla Rerum Novarum, alternativa sia all’antagonismo sociale che alla prevaricazione dei più forti.

E’ il momento di riappropiarsi di queste idee-guida.

Le altre, ormai è acclarato, hanno fallito.

E’ giunta l’ora di metterle in soffitta.

 

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